Angera - Rocca Borromea

Angera (VA)
10 set. 2008

Angera - Vista sulla cinta muraria
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Durante la vita quotidiana, a poco a poco, ci rendiamo conto dell'importanza dei cinque sensi solo nel momento in cui sono contemporaneamente sollecitati. I cittadini spesso non se ne accorgono perchè sopraffatti dal rumore, dalla puzza di smog in cui sono immersi, dalle luci abbaglianti dei negozi, dei cinema e dei teatri. Quando tuttavia, estratti dalla consueta disarmonia veniamo catapultati nell'insolito, sta a noi percepire e utilizzare al meglio ciò che ci viene offerto. In questa operazione essere da soli aiuta...

La visita alla Rocca di Angera, proprietà dei Principi Borromeo fin dal 1449, diventa pertanto un'occasione per riappropriarsi delle percezioni sperimentando nuovamente la gioia di imparare come al tempo in cui eravamo bambini.
Iniziamo dalla vista.
L'occhio allenato del fotografo inquadra la situazione e le bianche pietre millenarie della Rocca di Angera levigate dall'uomo e dal tempo, suggestive testimoni dell'esercizio del potere sulla via fluviale che conduce a Milano lungo il Ticino, insieme alla gemella Rocca di Arona demolita agli inizi dell'ottocento per volere di Napoleone Bonaparte. Le immagini si rincorrono cangianti provenendo dalla superficie del Lago Maggiore solcata dai battelli, incalzano il visitatore che percorre l'acciottolato antico inerpicandosi per i sentieri dell'abitato fino all'arcaica Arx di vedetta sullo sperone roccioso del colle.
L'udito, percosso dal silenzio della solitudine lungo la strada e nel castello, non viene sollecitato neanche dal rumore dei miei passi incerti, malfermi e malati testimoni del bisogno di vivere ancora a dispetto delle difficoltà. La voce energica della principessa Bona Borromeo, avvezza al comando, detta nuove disposizioni al direttore del Museo della Bambola per il riordino della mostra che consenta l'esposizione delle ultime acquisizioni.
La brezza s'insinua zufolando nelle finestre aperte e nelle feritoie dell'angusta rampa che porta in cima alla quadrangolare Torre Castellana, la parte più antica del castello risalente al XII secolo.
L'olfatto è accarezzato da insoliti aromi di verde e di lago. Il Giardino delle erbe piccole, allestito nel piazzale tra la cinta muraria e l'ala Scaligera, ripropone le delizie delle Abbazie medievali dove ebbe nuovo impulso l'uso terapeutico delle erbe aromatiche e officinali.
L'umidità si fa arte sui muri della Sala di Giustizia, affrescata da un ignoto maestro del XIV secolo, dove vengono celebrate le imprese dell'arcivescovo Ottone Visconti contro i Torriani.
Il tatto diventa incerto nella presa salda della mano sulle pietre delle pareti, ancorata alla paura di cadere; insicura dei miei passi mi aggrappo ai muri perdendo la sensibilità del contatto e l'osmosi con la storia dei luoghi visitati.
Sale il gusto amaro della solitudine, ottenuta ma non cercata, che mi rende impossibile condividere le esperienze quotidiane mentre il mio corpo stanco trova riposo sotto il pergolato che unisce la Torre d'ingresso alla Torre che delimita l'accesso al Cortile nobile.