Il castello di Brunico

Brunico/Bruneck
1° giu. 2012

Il castello di Brunico
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Quando iniziai a scrivere i racconti delle gite effettuate nei castelli fotografati per arricchire la mia collezione, mai avrei immaginato di dover raccontare una non visita. Come Alice nel Paese delle Meraviglie mi accingo, pertanto, a narrare questa esperienza particolare al limite tra il racconto kafkiano e la commedia surrealista.

Da qualsiasi parte si giunga a Brunico, il castello è lì a guardarti benevolmente dall'altura che domina la cittadina, contraddistinto da un aspetto ameno che immediatamente lo caratterizza come residenza estiva dei principi - vescovi di Bressanone costruito a proteggere, non certo a minacciare.

Il castello fu edificato nel 1251 per volere di Bruno von Kirchberg che fondò anche l'omonima città lambita dal fiume Rienza, unico esempio in Alto Adige di toponimo derivato dal fondatore. Il primo evento storico significativo si ebbe nell'aprile 1460 quando il vescovo di Bressanone, il cardinale Nicolò Cusano, dovette rifugiarsi al castello per sfuggire le ire di Sigismondo d'Austria, allora principe del Tirolo, che voleva dirimere d'autorità un'annosa lite con la badessa di Castel Badia, Verena von Stuben. L'assedio durò fin quando il Cusano si arrese a firmare un trattato contro la sua volontà.

Il castello di Brunico ebbe nel corso dei secoli numerosi ospiti illustri come Massimiliano I, Carlo V e Francesco Giuseppe. Oggi, dopo essere stato adibito prima a prigione poi a scuola e a seguito di un attento restauro, è diventato la sede del MMM Ripa, una delle cinque parti che compongono il Messner Mountain Museum dedicato alla scoperta della cultura delle popolazioni montanare. L'ingresso principale del castello, un tempo dotato di ponte levatoio, si trova sul lato a sud e vi si giunge attraverso una strada sterrata molto ripida, interdetta alle auto, certamente non adatta a carrozzine e passeggini o a persone con difficoltà di deambulazione. Scoprire di non poter arrivare neanche fino al portone, mi rese di cattivo umore, sembravo una vespa impazzita quando le tolgono il nido che si è faticosamente costruita. Zampettando con l'aiuto delle stampelle, feci ampi giri valutando quale fosse la traiettoria migliore per affrontare la salita senza scivolare malamente ma, ben presto, fui costretta ad arrendermi per conservare un po' di fiato e di forza nelle braccia. Affranta, mi sedetti su un muretto per valutare il da farsi comprendendo l'intima frustrazione dell'agrimensore K de IL CASTELLO di Kafka.

Sembrava una beffa, un'immensa burla: il castello di Brunico, visibile da ogni dove, così vicino da fornire l'impressione di poterlo toccare semplicemente allungando la mano, eppure così lontano e irraggiungibile. Inspirai ed espirai rumorosamente, distesi i muscoli del volto e un pensiero cominciò a farsi strada nella mia mente: meglio così, pensai, riuscire ad arrivare al portale, magari entrare anche nel cortile interno e non poter vedere il museo o salire sugli spalti per colpa delle scale ripide, sarebbe stato peggio. Sarà per un'altra volta, la prossima volta, sicuramente con entrambe le gambe anche se, forse, ancora con l'ausilio delle canadesi.

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