Castello San Giorgio e il porto

Lerici (SP)
21 set. 2022

Il Castello fotografato dal battello
Ingresso al Castello di San Giorgio

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Lo scorrere del tempo erode la memoria storica però, obiettivamente parlando, è difficile pensare che Lerici fosse, insieme alla dirimpettaia Portovenere, un tassello fondamentale per il controllo militare del golfo spezzino.
La perla del Golfo dei Poeti fu a lungo contesa tra Genovesi e Pisani a cavallo del XIII secolo proprio perché zona di confine; oggi però, passeggiando sulla terrazza panoramica di Castel San Giorgio, non si pensa ai trascorsi guerreschi dell'edificio, ma si bada a saturare gli occhi con la splendida vista. Davanti il mare che confina con il cielo increspato dalle nubi ovattate, alle spalle sfumature d'azzurro e di verde dovute al riflesso delle colline boscose che cingono il porto oltre le case.
Barche a vela, appoggiate con grazia sull'acqua, fanno da contraltare ai motoscafi che solcando la baia lasciano una scia persistente sul loro percorso. La brezza riempie i vestiti e le orecchie anche in questo torrido settembre, mentre i gabbiani sostano stanchi sugli spalti ignorando i visitatori. Portovenere è là davanti e mi sembra di poterla toccare con la punta del dito protesa a mezz'aria.
Fu Sam Benelli a dargli il nome di "Golfo dei Poeti", perché qui soggiornarono a lungo Shelley e Byron ma, non me ne voglia lo scrittore e drammaturgo, tutti si scoprono poeti davanti a questo spettacolare panorama.
Arranco fino a raggiungere il terrazzino posto a metà della torre pentagonale, ho il fiato mozzo per la fatica e per il timore di cadere, ma la vista pacifica gli occhi ed il cuore. Avida, respiro a pieni polmoni per cercare di recuperare in fretta. Sarà un nuovo inizio lo penso, lo spero, lo sento: la discesa verso Piazza Garibaldi segnerà una tappa importante nella mia ripresa in modo inversamente proporzionale al lento declino di questi ultimi anni. Sono scesa nel dolore risalendo a fatica, ora sono salita verso il Paradiso e scenderò nella vita nuovamente forgiata.
Stretti gradini (ma quanto era corto il piede di un uomo del trecento?) mi riportano sulla terrazza panoramica, mentre moderne e sicure scale metalliche sono l'accesso dell'attuale sala conferenze che fu, tra il 1947 e il 1968, il dormitorio dell'Ostello gestito da Madì, al secolo Maddalena Di Carlo, cara a molti tra gli ospiti di questo luogo. Nelle notti lericine, risuonano ancora i passi dello spirito di Madì che non sa distaccarsi dal castello.
Scendo avventurosamente un'altra rampa di scale giungendo nella parte più antica del castello, proprio davanti alla chiesa di Santa Anastasia una cappella in stile gotico Pisano/Genovese caratterizzata da costoloni bicromi ottenuti alternando pietra nera e marmo bianco.
Attraverso il salone voltato che ospita una mostra temporanea di arte moderna. Le cellette lungo il muro di destra forse sono ciò che resta delle prigioni che ospitarono sia Francesco I di Francia, sconfitto a Pavia nel 1525, sia alcuni ribelli Corsi e nemici di Genova.
E scendo ancora di un piano badando a non toccare i quadri appesi lungo le scale, attraverso il cortile interno coperto da una vetrata, ancora quadri e installazioni: mare e vele i soggetti. Qualche scalino e sono di nuovo all'ingresso dove c'è la biglietteria; dopo il portone mi aspettano altri 167 scalini da percorrere lentamente per ammirare il paesaggio. Il cancello si apre su Piazza San Giorgio dove l'ascensore conduce al porto, ma la sosta al Vespucci's cafè è d'obbligo, una pausa per riposare seduta e riempirsi gli occhi di mare.



Il Castello di Lerici - una visita ardita